Un posto dove chi è “fuori dal coro” canta in un coro
I tempi che viviamo spingono molte persone verso eccessi di individualismo. Nella Musica le conseguenze sono particolarmente evidenti infatti, se nella Musica strumentale è molto difficile non solo creare ma soprattutto gestire nel lungo periodo gli ensemble musicali (orchestre, band, ecc…), nella vocalità si assiste ad una rigogliosa fioritura di voci soliste (non sempre supportate dal talento) in contrasto col progressivo assottigliamento delle formazioni corali. Di certo il Covid-19 non ha dato una mano, tuttavia ha solamente accentuato un trend già esistente.
Si tratta di una situazione riscontrabile ovunque? Pare di no, infatti ci sono nazioni dove avviene l’esatto contrario: una di queste (complici i numerosi talent dedicati alla coralità) è il Canada, dove esistono 28.000 cori che si riuniscono in scuole, chiese e spazi comunitari in tutto il paese. Una ricerca condotta dal gruppo di sostegno Choral Canada attesta che attualmente 3,5 milioni di canadesi prestano le loro corde vocali a un coro. Questo fenomeno ha attirato la curiosità della McGill University di Montréal (una delle più prestigiose scuole di medicina del mondo, eccellenza assoluta nella ricerca e nelle scienze neurologiche) e in particolare del prof. Daniel Levitin. I risultati degli studi effettuati non lasciano dubbi: il canto di gruppo non fa bene solo all’anima, ma fa bene anche al corpo. Infatti analizzando i cambiamenti nell’attività cerebrale delle persone quando cantano insieme, si è giunti alla conclusione che i sentimenti di appartenenza e l’elevazione dell’umore sono biologicamente radicati per emergere con il canto comune.
Il canto di gruppo è stato un tratto umano essenziale per migliaia di anni
Levitin afferma che il canto di gruppo è stato un tratto umano essenziale per decine di migliaia di anni; era tradizionalmente un esercizio di “costruzione della comunità” a cui tutti partecipavano. Tuttavia, questo approccio comunitario nella maggior parte delle società occidentali ha avuto un cambiamento che Levitin fa risalire alle prime sale da concerto in Europa di circa 500 anni fa, periodo in cui il pubblico doveva sedersi con le mani educatamente incrociate in grembo e “la bocca chiusa” mentre gli artisti sul palco cantavano. Il canto diventava così un qualcosa che facevano gli specialisti, mentre gli altri guardavano; di fatto un atto di esclusione, piuttosto che comunitario, in grado di far tacere definitivamente coloro che non pensavano di avere un talento speciale. Dovremmo essere consapevoli che affermazioni del tipo “Non so cantare” o “Non sono abbastanza bravo per cantare” vanno contro la nostra storia evolutiva.
Le ricerche neurologiche di Levitin evidenziano che il nostro cervello, quando cantiamo con gli altri, rilascia ossitocina, una sostanza chimica coinvolta nel legame sociale che si ritiene possa dare origine a sentimenti di solidarietà e amicizia; il canto di gruppo, in altre parole, rafforza scientificamente una comunità.
Levitin afferma pure che l’atto di ascoltare quando si canta in gruppo fa sì che le risposte cerebrali dei partecipanti si sincronizzino tra loro (un modo per farci sentire più vicino agli altri).
Benefici nel Cantare nei cori
Cantare nei cori non solo ci connette con gli altri, ma ha anche la capacità di elevare il nostro umore. È una sensazione comune a molti coristi quella di andare alle prove stanchi o depressi, dopo una giornata non proprio brillante, e uscirne sollevati, confortati o addirittura euforici. Come spiega Levitin, il potenziale curativo del canto è dovuto in parte alla respirazione profonda. Come attività aerobica, il canto aumenta la quantità di sangue ossigenato che affluisce al cervello.
La ricerca suggerisce che il canto corale cambia anche la nostra neurochimica; quando cantiamo la musica che ci piace con altre persone, il cervello vede un aumento di due potenti neurotrasmettitori: la dopamina, che attiva il centro del piacere del cervello, e la serotonina che viene comunemente utilizzata per scongiurare la depressione.
Ma come possono fare le persone che non cantano al di fuori della doccia a “sospendere” le loro paure e accogliere il potenziale del canto di gruppo nelle loro vite? Semplice, smettendo di essere esageratamente critici sul fatto che siamo o meno piacevoli da ascoltare, non “sentirsi” giudicati al riguardo è importante, può liberarci consentendoci di partecipare.
Se volete un ulteriore riscontro delle ricerche svolte in tutto il mondo per studiare gli effetti del canto corale, vi invitiamo a guardare questo video!
In occasione del Singing and Wellbeing Symposium presso il Royal College of Music (10 settembre 2014) il Choir with No Name South London ha preso parte a un esperimento di scienza dal vivo con Rickard Astrom del team di ricerca svedese BodyScore: sei persone hanno cantato insieme con un cardiofrequenzimetro posizionato sulle dita mentre i loro battiti cardiaci venivano mostrati su un grande schermo alle loro spalle, questo è quello che è successo.
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